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HOMO SPATIUM

CONCEPT > Dario La Stella, Valentina Solinas
PRODUZIONE > Senza Confini Di Pelle
COLLABORAZIONI > Ricerca_X, Università degli studi di Torino, Piemonte dal Vivo

in progress


- Qual è la relazione tra uomo e spazio?
- Come l'uomo trasforma lo spazio? E come lo spazio trasforma l'uomo?
- Lo spazio è fatto di confini?
- Che cos'è un confine? E' fatto di materia o è un'idea astratta?
- E' necessario un confine per determinare l'identità?
- Qual è l'identità di un luogo? E' fatta dal comportamento dei suoi abitanti?

Se la natura biologica dell'uomo è quella di essere un trasformatore (costantemente processi di trasformazione accadono dentro il corpo: elementi entrano e dopo una trasformazione chimica escono), possiamo dire che la principale attività dell'uomo è quella di trasformare la materia? E se consideriamo la materia come spazio, possiamo considerarci come trasformatori di spazio?

Siamo spazio che produce spazio.
Costantemente il comportamento umano trasforma lo spazio intorno. La trasformazione geologica dello spazio è il primo concreto e visibile atto del comportamento umano. In effetti ogni azione è una trasformazione dello spazio. Così anche quando mangiamo e camminiamo trasformiamo lo spazio intorno a noi esattamente come fanno le altre specie animali. A differenza degli animali lo spazio trasformato dall'uomo ha un carattere fortemente discreto in netta separazione con l'ambiente circostante (le materie plastiche per esempio). Lo spazio artificiale entra in conflitto con lo spazio naturale. In questo caso da trasformatore l'uomo diventa produttore di spazio. Nuovi spazi vengono continuamente prodotti creando accumulazione e inquinamento. Noi siamo lo spazio che produciamo. Un altro tipo di spazio che solo l’uomo produce è lo spazio dell’immaginazione, lo spazio virtuale, sempre connesso con lo spazio concreto: il web e Silicon Valley. L'immaginazione crea spazi concreti. L'uomo ha prima immaginato di volare (Icaro) e poi nel corso dello sviluppo ha creato concretamente quello spazio (aeroplani - tute alari).


SPAZIO = CONFINE = IDENTITA’

dove arriva il tuo confine?... lo sguardo è un confine? ... la sospensione è un confine?

il confine si propaga e si ritira costantemente,come il vento sui ponti scombina le certezze

qual è il confine del corpo?...la sua pelle?... i suoi sensi?

un corpo sconfinato è un corpo che inventa di continuo nuovi spazi

Il costante flusso migratorio dei popoli intorno al mondo, attraverso secoli di spostamenti, disegna una mappa di confini sempre nuovi, difesi in nome dell'identità di una comunità (sia essa una nazione o un popolo). Difendere un confine significa difendere un'idea, una cultura, un'invenzione.

Utilizziamo le mappe per difendere le nostre identità, disegniamo linee immaginarie che diventano muri. La mappa diventa il primo strumento per rappresentare lo spazio che produciamo, un fondamentale dispositivo per definire l'appartenenza identitaria. In questo senso la mappa è uno strumento che permette di dominare lo spazio su cui viene proiettata l'identità.
Mappe narrative che raccontano la retorica del potere, paesaggi narrativi che raccontano storie mitologiche di grandi conquiste, circumnavigazioni, caravanserragli, crociate, terrore, amore, morte, fratellanza, possesso, fede, storie ancestrali delle quali il presente e il passato non posso che disegnare sempre nuove linee raccontando sempre la stessa storia: storie di domande alle quali non si ha una risposta ma sempre nuove sfumature. Ma anche storie della nostra personale mappa narrativa fatta di emozioni legate a luoghi che raccontano di noi, di chi siamo.

Quale spazio produce l'arte performativa?

lo spazio di un corpo che interroga il presente, mappe narrative in continuo divenire, configurazioni in movimento.